Essere "veri molossi" è una cosa seria | Gennaro Caso

Non poteva che riguardare questo argomento, il mio primo editoriale su Tuttonocerina.com.
Rimbomba spesso nell'ultimo periodo: dal calciomercato basato su uomini prima che calciatori, alla campagna abbonamenti intitolata così, passando per le dichiarazioni di chi, in un anno, ha dimostrato, come se ce ne fosse bisogno, che quel termine, "molosso", ce l'ha tatuato indelebilmente sul cuore, fin dalla nascita.
E nonostante l'attaccamento alla maglia, le caratteristiche e la piazza dalla sua parte, alla fine le scelte del DS D'Eboli sono andate su altri profili, per il secondo calciomercato estivo. Così Francesco Citarella che ha aspettato la Nocerina fino all'ultimo, dovrà accasarsi altrove. L'esperienza con la Cavese non è sicuramente andata come desiderava: dal poco spazio in campo, le critiche gratuite di qualche tifoso e quella speranza sempre accesa di tornare a vestire il rossonero.
Ma cosa significa davvero essere veri molossi? Può bastare sudare la maglia, dare tutto sul terreno di gioco? O, forse, bisogna andare oltre?
Forse quello di "vero molosso" è un termine che si associa a pochi calciatori, soprattutto nell'ultimo decennio rossonero. Eppure un esempio ci sarebbe, e siede al fianco di Salvatore Campilongo: Agostino Garofalo. Essere un vero molosso significa non lasciare la barca quando sarebbe la cosa più semplice da fare, mettere la squadra prima di se stessi, aspirazioni personali e professionali, rispettare la società e i tifosi non solo sotto i riflettori e davanti ai microfoni, ma anche con i comportamenti quotidiani.
Mai una parola fuori posto, sempre l'ultimo a mollare, il primo a confrontarsi con i tifosi e l'ultimo ad uscire dal campo quando le cose non vanno come dovrebbero.
Faccio fatica a trovare un vero molosso quest'oggi nella rosa della Nocerina e l'unico che poteva rappresentare la vera nocerinità non è stato preso. Anche perché, per il bene della Nocerina, non basta essere un vero molosso per far parte della rosa, e l'esempio lampante negli ultimi due anni è stato Sante Giacinti, scelto forse più per l'animo rossonero e l'esperienza che per le caratteristiche tecniche e relegato troppo spesso alla panchina.
Che il calcio delle bandiere sta finendo è indubbio, ma la speranza di coltivare qualche "vero molosso" nei nostri cuori...resta!