DI PADRE IN FIGLIO: Dino D'Acunto

01.02.2015 02:00 di  Marco Mattiello   vedi letture
Fonte: Luca Esposito
DI PADRE IN FIGLIO: Dino D'Acunto

"Pronto, sono Dino D'Acunto.." E' il figlio di Cosimo D'Acunto, calciatore di quella che fu la prima Nocerina in Serie B, venuto da poco. "Mio padre viveva ad Agropoli ma seguiva sempre la Nocerina, ha gioito quando nella scorsa stagione è tornata in Serie B. Un momento di felicità che gli ha fatto dimenticare tanti acciacchi". Si, la Nocerina. Quell'amore mai dimenticato da Cosimo che con i rossoneri conquistò la Serie B nell'immediato dopoguerra. Stagione 1946-1947, al Motovelodromo Appio, con un pubblico di circa 2000 persone, i molossi sfidano il Monopoli. Spulciando un libro sulla storia della Nocerina trovo anche la formazione: De Fazio, Montagner, Ferrarese, Cipriani, D'Acunto, Busidoni, Marchionni, Palma, Longhi, Galli e D'Avino. I rossoneri vincono ed arrivano in Serie B, dove rimarranno soltanto un anno. "Di quella squadra mio padre parlava sempre benissimoed ha sempre tenuto vivi i rapporti con i compagni. Soprattutto con De Fazio, lo storico portiere, e Busidoni. La gara con il Monopoli l'ho vissuta spesso nei racconti di mio padre, la Nocerina vinse quattro a uno ed arrivò una Serie B storica". Dino passa, poi, a raccontare un aneddoto specifico che però fa capire che tipo di calcio era quello vissuto dal padre a Nocera: "In una gara di campionato, mio padre in uno scontro di gioco si ruppe il labbro dal quale iniziò ad uscire copiosamente il sangue, ma non volle in alcun modo fermarsi e continuò a giocare. Al termine della partita gli si avvicinò il presidente della squadra che gli diede diecimila lire. Altri tempi, altro modo di intendere il calcio". Prima della Nocerina, Cosimo era stato un girovago del pallone, in rossonero arrivò la stabilità calcistica e due anni dopo anche quella lavorativa: "Mio padre aveva fatto il Settore Giovanile con il Torino, poi nel 1945 era passato al Lecce. Nell'estate 1946 arrivò alla Nocerina. Io sono nato proprio a Nocera Inferiore, nel 1948, ma quell'estate mio padre cambiò squadra passando alla Set, che gli garantì un lavoro. Dino, oggi, vive a Salerno e con un pizzico d'ironia termina la telefonata spiegando i motivi di un suo mancato approccio al calcio: "Perchè non ho mai giocato? Erano altri tempi, ero bravino, ma mio padre, quando avevo vent'anni, mi disse che avrei fatto meglio a pensare al lavoro. Mi bruciò la carriera (ride, ndr) ".