LE COLONNE: Lino De Petrillo

01.02.2015 01:00 di Marco Mattiello   vedi letture
Fonte: Luca Esposito
LE COLONNE: Lino De Petrillo

Lino De Petrillo è genuino come sempre, non rinuncia a raccontare gli aneddoti che gli vengono in mente. A Nocera ottenne risultati lusinghieri nel ’73-’74, il terzo posto che però risultò insufficiente per arrivare in Serie B. Poi ci fu anche un’esperienza nell’87-’88 che non finì felicemente. TuttoNocerina.com ha incontrato l’allenatore di lungo corso a Roccamonfina, dove spesso si reca. "Cominciai a fare l’allenatore in Toscana, a Signa. Poi passai in Sardegna al Tempio, e sono stato tre annate all’Olbia in Serie C, dopo passai alla Nocerina – ricorda De Petrillo – Mi viene in mente che in società c’era Orsini come presidente e c’erano altri tre dirigenti. Stavo a Coverciano in quel periodo, andammo a cena e firmammo il contratto. Rimasi stupito perché quei dirigenti della Nocerina erano dei giocherelloni, mentre quelli dell’Olbia con i quali avevo precedentemente lavorato erano diversi. Il giorno dopo partii da Coverciano per Nocera e lì trovai un’accoglienza straordinaria. Conobbi il giornalista Peppino Di Florio, e anche il giornalista Biagio Esposito, e strinsi un’amicizia con loro. Tra l’altro la morte di Di Florio mi ha fatto un dispiacere enorme. Anche quando andavo con le altre squadre mi fermavo sempre a Nocera, perché Peppino era un amico”. Cosa può raccontare dell’esperienza a Nocera? “Potrei raccontare che mi aveva chiamato il Piacenza in Serie B. Avrei dovuto dare una risposta ed eravamo rimasti d’accordo che dopo un mese avrei firmato il contratto, e dopo un mese preciso il segretario (o era forse il direttore sportivo) mi chiamò e mi disse che c’era da firmare quel contratto. Io risposi che volevo un’altra settimana per decidere, e lui mi disse che se non avessi accettato avrebbero preso un altro allenatore. E allora chiesi un’ora di tempo. Quindi scesi nella piazzetta di Nocera e telefonai da una cabina: dissi loro che avrebbero anche potuto cercarsi un altro allenatore, perché non me la sentivo. All’epoca c’erano i gettoni telefonici e chiusi subito la conversazione perché stavano finendo.Io sono stato a Benevento e il Benevento ha la metà del pubblico che si vede a Nocera. Queste società hanno un problema, che non hanno una struttura societaria così solida. Se un imprenditore si stanca e rinuncia a mettere dei soldi, quella società rischia di andare in crisi. Anche la Nocerina quando allenavo io sembrava l’Inter, perché era puntuale nei pagamenti. Alla fine del campionato 1973-74 andammo vicini alla Serie B e finimmo al terzo posto a pari merito con la Casertana2