ESCLUSIVA TN - Caramanno: "Ecco perchè conservo un ottimo ricordo di Nocera"

18.04.2013 21:00 di  LUCA Esposito   vedi letture

Gli intenditori della C1 conosceranno Giuseppe Caramanno perché ha allenato in piazze importantissime come Foggia, Vicenza, Catania, Palermo, Taranto e anche Reggio Calabria, ma nella sua notevole carriera l’allenatore siciliano annovera anche la Nocerina. Erano le stagioni 1983-84 e 1984-85: nella prima i molossi furono promossi dalla C2 alla C1, un risultato che ancora ricordano a Nocera. Solo che nella stagione successiva, giocata nella Terza Serie, il tecnico venne esonerato e sostituito con De Petrillo. Tuttonocerina.com ha ricontattato, per un’intervista in esclusiva, proprio Caramanno, che attualmente risiede in Sicilia e ha 73 anni. Questi i suoi ricordi, fatti di alti e bassi, dalla promozione in C1 dell’84 al gran rifiuto verso il presidente.

Fu un campionato molto… raro a vedersi, perché ricordo che il presidente era Orsini. Mi dispiace che poi egli sia morto, tra l’altro l’ho saputo dopo moltissimi anni – commenta Caramanno – Ricordo che proprio Orsini mi invitò a vedere la partita Reggina-Nocerina: dopo sei partite di campionato la squadra si trovava a soli tre punti in classifica, quindi era terzultima pur essendo partita con l’obiettivo di fare un campionato migliore. Subentrai a Lojacono, ma lì per lì quando vidi la squadra perdere a Reggio Calabria, io che avevo già vinto 4-5 campionati temevo che avrei potuto disperdere quanto di buono avevo fatto in precedenza con altre squadre. Non dico che mi venne da piangere, ma quasi. Avevo vinto un campionato con la Frattese, avevo fatto bene a Rossano, con la Primavera dell’Avellino, quindi andare a Nocera con una squadra che aveva tre punti, in un girone in cui la prima in classifica era già a quota 12, mi era parsa una sfida molto difficile in partenza. Però, ho visto un presidente frustrato e accettai l’incarico. Quella fu l’altra mia promozione, perché partii da terzultimo e arrivai in C1. Fu uno dei più bei campionati che ho fatto: ho vinto 9 campionati in carriera, ma quello di Nocera è stato il fiore all’occhiello”.

Quali calciatori ricorda della Nocerina di allora?

Ne ho avuti molti bravi. Avevo tra gli altri Citarelli che era un ragazzo di Napoli: già in precedenza l’avevo avuto nella Frattese”.

Che ricordo ha dei derby?

Con la Paganese ci siamo affrontati proprio in C2: sono state sempre sfide molto accese. In Campania ogni partita tra squadre regionali è sempre derby. Tifo acceso, quasi esasperato, ma anche a volte violenza”.

Lei restò a Nocera per la stagione 1984-85, poi però cosa successe?

Feci la C1, e vorrei raccontare proprio un aneddoto che ho citato anche in un mio libro: la campagna di acquisti non fu delle più esaltanti, avevamo fatto una squadra discreta e nonostante però ci battessimo bene, i risultati non venivano per mera sorte. A un certo punto il presidente entrò in campo dicendo che dovevo cambiare il modulo di gioco, che poi era anche il modulo che ci aveva consentito di essere promossi. Per me comunque non era una questione di modulo, ma di giocatori. Restò il fatto che entrò… a piedi uniti, su un discorso che competeva a me, come se volesse dire che l’allenatore era lui. Ci rimasi male perché se l’anno prima avevo ottenuto una promozione, voleva dire che il mio lavoro era stato ricompensato dal risultato, e che il presidente da solo non ce l’avrebbe fatta senza il mio aiuto. Non riuscivo a capire per quale motivo, alle prime difficoltà, egli volesse impormi il sistema di gioco. Orsini mi chiese di giocare, anziché con due punte, con una punta sola, e io risposi negativamente, nel senso che decisi di farne scendere tre in campo. Per dire che non era possibile che un presidente potesse imporre un modulo a un allenatore, se no avrebbe fatto egli stesso l’allenatore l’anno prima. Questa situazione non l’ho mai sopportata: se un presidente viene a chiamare un allenatore poi si deve fidare. Se il lavoro non va bene, lo esonera, ma non può introdursi in queste questioni”.

Quindi si ruppe il rapporto con Orsini?

Diciamo di sì, perché la partita successiva schierai tre attaccanti, perdemmo la partita e così fui esonerato. Erano otto o nove partite. Proprio nel libro scrissi che fui esonerato per non avere dato ascolto all’arroganza. Questo episodio ricordo di Nocera: fu un episodio illuminante”.

Come si chiama questo libro?

Il titolo è ‘Serie A, ultima chiamata: i segreti per vincere nel calcio e nella vita".

Che ricordo ha dei tifosi della Nocerina?

Siccome quella della promozione fu un’impresa che capita una sola volta nella vita, quello è un ricordo unico. Non è paragonabile ad altri risultati, perché l’anormalità sta nel fatto che avevo preso una squadra che si trovava nei bassifondi della classifica e vinsi il campionato. È chiaro che siccome quel campionato è stato interpretato come una risalita dall’inferno, il rapporto con i tifosi è stato ottimale, proprio per questo risultato ottenuto. Altro ricordo che potrei raccontare è questo: appena entrai nello spogliatoio per conoscere la squadra. Un giorno, alle due e mezza, che era l’orario degli allenamenti, quando entrai nello spogliatoio ci trovai dentro un tifoso. Se non sbaglio faceva il pescatore. Stava inveendo in malo modo contro i giocatori che si stavano preparati per fare allenamento. Per quanto fosse robusto di corporatura, io lo presi per sotto le ascelle per portarlo fuori. Anche di lui mi hanno raccontato che è scomparso, ma stiamo parlando di un fatto di trent’anni fa: nel frattempo tanta gente se n’è andata. Comunque sta di fatto che da quell’episodio siamo diventati pure amici, il campionato andò per il meglio e non ci furono motivi di acredine”.

Mister, per arrivare ai giorni nostri, lei ha seguito la Nocerina in Serie B nello scorso campionato?

Certo, l’ho seguita, ma a un certo punto mi sono allontanato un po’ dal calcio. Non ne ho trovato più la ragione, perché mi aspettavo un po’ più di considerazione nelle serie superiori. Siccome non ero legato a nessun carro, questo fatto l’ho pagato. Non seguo più neanche il Palermo. Ma purtroppo il calcio di oggi è dominato dai denari, nessuno più si lega alla bandiera”.

Comunque non le sarà sfuggito che l’attuale allenatore della Nocerina è Auteri, un siciliano, e che il direttore sportivo è Pitino, un altro siciliano.

Auteri lo conosco: ai tempi in cui allenavo era un buon giocatore. E anche Pitino giocava nel periodo in cui facevo l’allenatore. Erano due buoni calciatori”.

Quanto tempo è che manca da Nocera?

Tanto tempo. Dopo quella parentesi non ho più avuto modo di ritornarci”.

Per chiudere, possiamo dire che la Nocerina vive quasi nei suoi ricordi. È uno dei ricordi più belli quello di subentrare terzultimo e di arrivare primo.

Quello che abbiamo fatto capita una volta ogni dieci carriere di allenatori. È di una rarità estrema. Ricordo che il presidente mi chiese che almeno riuscissi a raggiungere la salvezza, e io che non me la sentivo inizialmente di prendere le redini della squadra in quelle condizioni, la portai non solo a evitare la Serie D, ma addirittura fino in C1. Quindi quella promozione resta il fiore all’occhiello della mia carriera”.